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Dal salvataggio era passata una settimana, ed era finalmente a casa. La sua casa, nelle terre del nord.
Ormai erano trascorsi mesi da quando era partito alla ricerca della spada. Si sentiva un po' in colpa di averla persa, a dire il vero.
E sarebbe anche tornato a cercarla, dopo una pausa. Ma in quel momento non voleva, e aveva una questione molto importante da risolvere.
Avrebbe dovuto dire ad Aran Buru che non aveva intenzione di sposare sua figlia.
Sarebbe stata dura, già lo sapeva.
I grifoni li avevano accompagnati solo per un tratto di strada, per il resto avevano proseguito su un carro trainato da dei grossi lul, degli animali dalla folta pelliccia bianca, estremamente veloci e resistenti.
Intravide il suo villaggio, erano quasi arrivati.
Sentì una fitta al petto.
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Noel era seduta in silenzio da un po'.
Nonostante le terre del nord fossero fredde, non si era cambiata un granchè.
Indossava sempre una camicetta senza maniche, ma ci aveva aggiunto sopra un gilet di pelo bianco, che le aveva dato Davon prima di salutarla.
I pantaloncini erano sempre corti e gli stivali alti, inoltre indossava dei polsini, simili al gilet.
Ma non sentiva freddo.
Alzò lo sguardo su Lan, immaginando la sua condizione, e scosse il capo, facendo scivolare una mano nella sua.
Qualcuno capirà, Lan. mormorò. Non lo avrebbe abbracciato però: non si sapeva mai se quello avrebbe peggiorato la situazione prima che lui chiarisse con la sua ragazza.
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Non ne sono così sicuro. rispose Lan, con un sospiro.
Non era affatto sicuro di quello che l'aspettava, ma poteva facilmente immaginare che non sarebbe stato molto bello.
Entrarono nel villaggio, lasciando il carro poco fuori.
Non c'erano strade, né piazze.
Solo un gruppo di case rotonde a uno o due piani, di pietra, simili a capanne.
C'era qualcuno, in giro.
Iniziarono tutti a borbottare sottovoce.
Non vedevano di buon occhio gli umani, o comunque erano sempre sorpresi quando ne vedevano uno. Ne passavano ben pochi, di lì.
Mamma, un'umana! disse un bambino sui quattro anni, puntandole un dito contro.
La mamma lo prese per mano, allontanandolo.
Lan si morse un labbro.
Forse avrebbe dovuto andarci da solo, fin lì.
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Chissà se anche lui si era sentito così a Haeleda. Come uno spettacolo, terribilmente fuori posto.
Chissà se avrebbero capito Lan che decideva di stare con una come lei.
sospirò, slegandosi i capelli, poi guardò Lan.
Tu tira dritto come se non ci fossi. disse, a voce normale. Anche se avesse sussurrato l'intero villaggio l'avrebbe comunque sentita, con quei cavolo di sensi da lupo.
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Lui le prese una mano e gliela strinse.
Parecchi abitanti lo guardarono male, ma non gliene fregava niente.
Andiamo a casa del capo del villaggio, adesso. Gli dirò di radunare i miei e i suoi parenti perché devo fare un annuncio. disse.
Camminarono lenti.
Lan non si curava dei pochi ma insistenti sguardi puntati su di lui.
Non gliene era mai importato troppo.
Raggiunsero la casa del capo, Aran Buru. Era una delle più grandi, lì intorno. Bussò alla massiccia porta di legno.
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Fu lo stesso Aran Buru ad aprire la porta.
Era massiccio e imponente, con una barba corta e curata che gli copriva il mento e due treccine che ricadevano sul petto, passando davanti alle orecchie a punta.
Guardò Lan, e il suo sguardo scivolò immediatamente alla sua mano, stretta a quella di Noel. Lei provò un brivido.
Quello avrebbe potuto azzannarla alla gola?
Entra, Aran Lan.
disse con voce roca, levandosi dalla soglia ma guardandolo accigliato.
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Lan lo guardò con sguardo quasi altezzoso, dimostrandogli che non lo temeva.
Questo fece innervosire Buru, che arricciò il naso per un secondo e scoprì leggermente i denti.
La grande stanza circolare non aveva muri divisori.
Al centro c'era un grosso focolare scavato di almeno un metro nel suolo, e sul soffitto c'era un buco.
A destra vi era una scala di pietra, a sinistra una piccola finestra che dava sull'esterno, e sotto un lungo tavolo che seguiva la forma del muro.
C'erano molti tappeti e cuscini di lana colorata sul pavimento.
Lan si sedette.
Dalle scale si avvicinò una figura minuta.
Una ragazza dai capelli neri, l'aria composta e un po' fredda. Indossava degli abiti di lana colorata tessuta un po' più finemente di quella dei cuscini, e aveva una giacca di pelliccia grigia.
Era Aran Siyu, la futura moglie di Lan. Teoricamente.
Si sedette di fronte a Lan, guardandolo con un'espressione riflessiva.
Buru si sedette accanto a sua figlia, e fissò Noel.
Perché sei venuto, Aran Lan? E chi è la straniera? chiese, guardandola in faccia.
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Noel aveva posato lo sguardo sulla ragazza.
Se quella era la ragazza di Lan, era davvero uno scemo. Era così carina...
Ritornò a guardare il capoclan e si accorse che fissava lei.
Parlava con Lan, però...
Il mio nome è Noel Anders, e se ho rotto l'etichetta mi spiace, ma detesto che si parli di me come se non ci fossi. disse tranquilla.
Aran Buru la guardò dapprima sorpreso, poi strinse gli occhi e tornò a guardare Lan, come se nemmeno l'avesse sentita.
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Lan guardò prima Siyu, senza dire nulla.
Fu come sul punto di dire qualcosa, ma quando ci provò si sentì mancare il fiato.
Guardò in basso, calmandosi un attimo, poi tornò a guardare Buru.
Al diavolo i parenti, non servivano.
Meglio fare tutto subito.
Io non posso più sposare Siyu. Mi dispiace.
Buru mantenne l'espressione severa e aggrottò la fronte.
Siyu invece fece una smorfia.
Non puoi rompere la promessa. Sarebbe un disonore. disse con la sua vocina squillante ma melodiosa.
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Quello era anche abbastanza ovvio. Noel alzò un sopracciglio, intuendo che la lupetta forse non era il massimo della genialità, ma non disse niente, anche se le costà parecchio.
Aran Buru invece zittì la figlia con una mano, guardando Lan negli occhi.
Ciò che stai dicendo è molto grave, Aran Lan.
La promessa è stata stipulata con te presente e consenziente, hai prestato un giuramento, lo stesso giuramento che rappresenta l'essenza stessa del nostro clan.
Capisci cosa stai facendo? Quello che stai distruggendo? chiese, serio.
Doveva cambiare idea. Quelle nozze non si potevano annullare.
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Lui annuì.
Lo capisco bene, e ci ho pensato molto. disse.
Guardò Noel, con la coda dell'occhio.
Io non posso sposare vostra figlia. So quanto mi abbiate aiutato, ma vedete...
Silenzio! tuonò l'uomo, con le narici dilatate
Sembrava stesse per azzannarlo.
Tu hai infranto la tua promessa, Aran Lan.
Lan non parlò, non sarebbe servito a nulla.
Ti sciolgo dal tuo dovere. Ma non sei più membro di questo villaggio.
Non hai più un nome. Da oggi sarai solo Lan, e tutti sapranno del grave disonore di cui hai macchiato te... e la tua famiglia.
Siyu sembrava sul punto di piangere, ma si trattenne.
Era un'espressione un po' arcigna, in ogni caso.
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Eh no, questa era davvero una cosa pessima.
Noel si alzò in piedi, trafiggendo il lupo con un'occhiata.
Voi siete la sua famiglia, ma non vedo amore. Dovreste accettarlo, o almeno cercare di comprenderlo, ma l'unica cosa che sapete fare è parlare di onore e di cacciarlo.
Non credo che a questo punto la perdita sia enorme, se questa è la comprensione che gli riserva la sua famiglia. Se è questo, il vostro spirito di famiglia. disse, poi gli diede le spalle come se fosse l'ultimo dei cretini e uscì dalla casa, lasciando aperta la porta.
Non voleva avere a che fare con una persona del genere.
La gente la guardava stranita: la sua sfuriata era stata impossibile da ignorare, l'avevano sentita tutti.
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Lan e Buru uscirono di casa.
Buru gli aveva messo una mano sulla spalla, e lo spingeva.
Siyu uscì dopo di loro.
Iniziò a nevicare, l'aria era gelida.
Gli diede uno spintone, facendolo cadere.
Quando alzò la testa vide una figura china su di lui.
Sua madre.
Aveva una faccia delusa, mentre una lacrima gli scorreva sul viso.
Suo figlio era appena stato... esiliato?
Vederle quell'espressione sulla faccia non fu bello per niente.
Lan abbassò leggermente le orecchie, evitando di guardarla.
Addio, madre. disse.
Gli era concesso solo salutare. Che legge assurda. Era tutta colpa di Buru.
Da quando c'era lui, le leggi erano diventate troppo rigide.
Prese Noel per mano. Dovevano andarsene.
Iniziarono a sentirsi delle voci.
Vattene, idiota!
Non ha nemmeno ripreso la spada, è un buono a nulla.
Meno male che se ne va.
Quell'umana... Non avranno mica...
Raggiunsero presto il carro.
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Noel non sapeva cosa fare.
Ti amo, ma questo ha solo distrutto quello che avevi. Perdonami Lan, perdonami. sussurrò, prima di abbracciarlo.
Adesso poteva. E adesso era molto arrabbiata.
Lo lasciò e si voltò verso il villaggio.
Ha dimostrato più coraggio di tutti voi. E ha scelto la felicità.
E' stata una scelta difficile, sappiate solo questo.
E lei sia fiera di suo figlio, si è quasi fatto uccidere per quella spada. disse, tenendo bassa la voce, sapendo che tutti potevano udirla. Le ultime parole erano rivolte a sua madre.
Fece partire il carro, abbracciando di nuovo Lan.
Temeva che potesse cadere in pezzi.
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Non importava nulla.
Quella gente era diventata succube di Buru.
Prima o poi tutti avrebbero avuto quello che si meritavano.
Non disse nulla.
Aveva tanto da dire, ma non voleva condividerlo con nessuno, a parte Noel.
Salirono sul loro carro e diede uno strattone ai lul, che partirono veloce.
La sua casa era a mezz'ora di distanza dal villaggio.
Lan non parlò per tutto il viaggio. Avrebbero avuto tanto tempo dopo, per parlare.
Quella è la mia casa. disse solo.
Casa sua era una piccola capanna rotonda, nascosta da una specie di accumulo di ghiaccio che formava una montagnetta davanti a essa.
Poco lontano si poteva scorgere una torre bianca.
Quella era la sua torre.
Ma quello che doveva proteggere non era lì, e non ci sarebbe tornato tanto presto.
Aprì la porta di casa sua.
Era più piccola di quella del capo, ma lui si trovava bene.
Dentro si gelava. Non ci metteva piede da parecchio, e avrebbero dovuto come minimo accendere il camino.
Prendi le cose, le portiamo dentro. disse, indicando il carro.
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